«Si rese necessario un rinforzo del personale doganale nei luoghi interessati»

150 anni fa in Svizzera è stata internata l’armata orientale francese. Il periodo della guerra franco-prussiana (1870/71) mise alla prova non solo le truppe di frontiera e la Croce Rossa, bensì anche l’amministrazione doganale.

23.09.2021, di Roman Dörr, perito doganale, Dogana Basilea Sud

Dipinti ad olio di un paesaggio innevato e innumerevoli persone in fila.
L’internamento dell’armata orientale francese a Les Verrières il 1° febbraio 1871
© Dettaglio da: Museo Bourbaki Panorama Lucerna; «Bourbaki Panorama Lucerna», Edouard Castres, 1881, dettaglio, olio su tela

Negli anni 1860 Francia e Prussia si contendevano il predominio europeo. Il 19 luglio 1870, nella disputa sulla successione al trono spagnolo, l’imperatore francese Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia.

I compiti dell’amministrazione doganale

Dopo l’invasione delle truppe tedesche in Francia, la Prussia decretò contro la Svizzera neutrale l’embargo delle esportazioni di generi alimentari, di carbon fossile e di sale. A causa dell’espropriazione dei vagoni ferroviari che nei territori occupati trasportavano merci dalla Svizzera e verso di essa, il commercio estero crollò. Nel rapporto del 28 giugno 1871 all’Assemblea federale, il Consiglio federale scrisse che le condizioni economiche del Paese erano in parte in disordine e che l’amministrazione doganale si impegnava a contrastare tali interruzioni di traffico.

La collaborazione da parte dell’amministrazione doganale nell’esecuzione dell’ordinanza del 16 luglio 1870 del Consiglio federale concernente il trattamento della neutralità della Svizzera (trad.), inizialmente si limitava al divieto di esportazione di materiale bellico. «Si ridussero i tentativi di contrabbando di armi e munizioni a seguito dei severi controlli e dei numerosi sequestri di armi, che […] spesso sotto falsa dichiarazione erano sospettate di essere destinate all’esportazione. […] Tuttavia, è stato quasi sempre dimostrato, che si trattava di veri e propri tentativi di contrabbando», scrisse il Consiglio federale ammettendo «che […] tuttavia non sempre è stato possibile evitare tutte le esportazioni vietate». (trad.) I cavalli venivano equiparati ai beni di armamento e il dazio per unità all’esportazione venne aumentato da 150 a 600 franchi. Poiché in Francia imperversavano le epizoozie, il Consiglio federale ordinò che al momento dell’importazione di cavalli e bovini «tutto il bestiame doveva essere trattenuto e abbattuto al confine» (trad.).

Da quando era iniziata la guerra molti profughi avevano portato in Svizzera le proprie masserizie e beni commerciali (prevalentemente prodotti in cotone e vino). «Tutti questi beni per un valore di 20 milioni di franchi sono stati fatti entrare in esenzione di dazio e […] senza emolumento o indennità minimi. L’amministrazione doganale si faceva garantire il dazio nel caso in cui i beni non fossero stati riesportati dalla Svizzera entro sei mesi […]. A seconda dell’andamento della guerra, il flusso di profughi si concentrava rapidamente in vari punti del confine e pertanto si rese necessario un rinforzo del personale doganale nei luoghi interessati.» (trad.)

Imprevisti

Fino all’autunno 1870, i Francesi persero diverse battaglie. Napoleone III a quel punto capitolò e abdicò.

La Svizzera fu risparmiata dalla guerra, ma non da vari incidenti al confine, come quello accaduto nel gennaio del 1871: un cittadino di Basilea di nome Gürtler era a caccia di anatre nel comune occupato di Burgfelden. I soldati, convinti che gli spari fossero rivolti verso di loro, lo inseguirono oltre confine. L’uomo venne arrestato a Basilea e rinchiuso nel carcere di Burgfelden. Il governo di Basilea tuttavia protestò. Su richiesta del Consiglio federale, il governo tedesco spiegò che i soldati, che non conoscevano la zona, molto probabilmente non avevano visto il confine per via della neve.

Rapporto tra esercito e dogana

Al momento della mobilitazione anche l’Esercito svizzero era presente al confine. Tuttavia, il rapporto con i doganieri era teso poiché questi ultimi, beneficiando di cibo e case riscaldate per quando faceva freddo e nevicava, erano considerati privilegiati. I militari erano invece mal nutriti e gelavano sul campo. Pertanto gli ufficiali dovevano fungere da mediatori affinché i soldati si potessero riscaldare negli uffici doganali.

Paesaggio coperto di neve. Persone e cavalli in primo piano, l'ufficio doganale secondario coperto di neve sullo sfondo.
Internamento dei soldati dell’esercito di Bourbaki, ressa all’ufficio doganale secondario di Meudon con la scritta «péages fédéraux, bureau accessoire de Meudon» sul posto di dogana
© Museo nationale svizzero

Internamento

Alla fine di gennaio 1871, le unità tedesche spinsero l’armata orientale francese, comandata dal generale Charles Denis Bourbaki, verso la frontiera svizzera. Il 1° febbraio 1871, dopo la sottoscrizione della «Convention» da parte dei generali Clinchant e Herzog, iniziò l’internamento: per tre giorni, 87 000 soldati esausti e malati con 11 000 cavalli, cannoni e carri transitarono da Les Verrières, Sainte Croix, Vallorbe e Vallée de Joux in territorio svizzero. L’attività doganale in quei giorni si arrestò.

I Bourbakis portarono con sé anche del bestiame, la cui importazione non poteva essere impedita. I cavalli e i bovini che dopo il loro arrivo non morivano o non venivano abbattuti dai soldati affamati, venivano messi in stalle vicine al confine. I contadini approfittarono quindi dell’occasione per acquistare cavalli e poco tempo dopo scoppiarono le epizoozie.

Molto lavoro

Una volta conclusa la pace e pagati i costi di internamento, l’armata orientale e i profughi lasciarono la Svizzera. Per far fronte alla riesportazione di tutti i beni, la dogana aumentò il suo effettivo. Inoltre, a Ginevra e Basilea fu allestito il servizio notturno e gli uffici doganali ricevettero il supporto di collaboratori «mobili».

Il Consiglio federale scrisse con riconoscenza: «Questo risultato dimostra che il personale dell’amministrazione doganale ha svolto il suo compito, e gli inconvenienti ad esso legati, con perseveranza e nella misura del possibile nonostante le grosse difficoltà.»

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